Almeno così credo. Almeno così vedo. Almeno così sento.
Per amore dei figli. Per la faccia. Per i parenti. Per gli amici Per il vicinato. Per lo status. Per la gente bene. Per il parroco. Per la mestra. Per i compagni di classe. Per la signora delle pulizie. Per il capo di papà. Per lo zio che viene dall’America. Per il giorno di Natale. Per la grigliata a Pasquetta. Per chi domanda: a casa tutto bene? Per chi manda i saluti alla signora. Per il medico della mutua. Per tutti i motivi che sembrano buoni motivi, tranne che per se stessi.
Finché un bel giorno ti rendi conto che:
Ai figli fai solo del male.
La faccia l’hai persa davanti allo specchio il giorno che hai iniziato a fingere.
I parenti stanno peggio di te.
Per i vicini non sei che un reality.
Lo status ti reputa uno sfigato.
La gente bene non ti caga.
Il parroco è un pedofilo.
La maestra picchia tuo figlio.
I compagni di tuo figlio lo sfottono per l’apparecchio.
La signora delle pulizie non sa come arrivare a fine mese e della tua famiglia non le importa niente.
Il capo ti darà un calcio nel culo appena non gli servirai più.
Lo zio d’America confessa di essere gay.
Il giorno di Natale diventa solo un’occasione per strafogarsi.
La grigliata di Pasquetta non è che il capro espiatorio del colesterolo.
Quelli che ti chiedono "Tutto bene?" non ascoltano la tua risposta.
Quelli che salutano la signora, non sanno nemmeno chi sia la signora.
Il medico della mutua ti chiude la porta in faccia se arrivi 10 minuti oltre l’orario di visita.
E allora?
BOOM!
Benvenuti nel mondo reale. Su Radio Selvaggia Libera.
Ode to my family