Archivio | marzo, 2009

Dopo le 11

21 Mar

La sera diventava un match interessante per cercare di raggiungere un compromesso.
Il telefono squillava e io accendevo una sigaretta. Poi rispondevo e lui, dall’altra parte del cavo, mi diceva di non fumare troppo.
–    Ciao com’è?
Pronunciava quelle parole talmente veloci che diventavano un unico neologismo fastidioso.
–    Sto bene. Tu?
–    Stanco.
–    Capisco.
–    Hai mangiato?
–    Si.
–    Sei telegrafica.
Lo ero davvero, sapevo già dove sarebbe finita la conversazione, come sarebbe andata la serata e quando sarei arrivata io.
–    No, non ho niente.
–    Io non ti ho chiesto se hai qualcosa. Hai qualcosa?
–    Lascia stare, sono solo stanca e sono affamata.
–    Affamata?
–    Non ho ancora mangiato.
–    Avevi detto di si.
–    Allora? Anche tu dici tante cose.
A quel punto la situazione era molto chiara: io avevo voglia di litigare, lui no.
–    Ehi, cosa ti succede. Ci vediamo stasera?
–    Si, vieni qui?
–    Non riesci a venire tu?
–    Ti prego, è importante. Veni qui, vieni tu.
–    Va bene.
–    Si, ma vieni adesso.
–    Arrivo tra un po’.
–    Quando? Tra quanto?
–    Dopo le 11
–    No, vieni adesso.
–    Adesso non posso.
–    Che devi fare?
–    Delle cose …
–    Che cose?
–    Forse vengono degli amici a cena.
–    Forse?
–    Si, nulla di organizzato.
–    Allora rimanda.
–    Non posso.
–    Perché?
–    Ho preso un impegno.
–    Avevi detto di no.
–    Allora? Anche tu dici tante cose.
A quel punto la situazione era molto chiara: a me era passata la voglia di
litigare, a lui stava venendo.
–    Anche con me hai un impegno, di vita.
–    Non fare sempre paragoni con i miei amici.
–    Paragoni? Credevo di essere più importante.
–      …………………………………………………………………..
(Silenzio) Il nulla. Nemmeno un respiro. Lui stava zitto e io cominciavo a cedere, come tutte le volte.
–    Ok, tranquillo. Ti aspetto dopo le 11. Ciao.

Non rimaneva che abbandonare la conversazione e fingere un mezzo sorriso nel tono di voce, per paura forse.
Paura di provare, di nuovo, quella sensazione: quella di non essere amata. La stessa provata a Parigi, al cimitero di Père Lachaise quando a me non interessava cercare la tomba di Jim Morrison e a lui non interessava tornare in albergo con me. La stessa provata a capodanno, quando io ero triste e lui era in Messico. La stessa provata quando io sognavo di vivere con lui e lui non voleva vivere. La stessa provata quando io non volevo più vivere senza di lui e lui voleva vivere con un’altra. Proprio quella. Quella in cui non sei al primo posto, in cui la prima serata è un lusso solo per reality e giochi a premi, quella in cui o sei un cinefilo nottambulo o è dura rimanere sveglio. Quella di chi aspetta che succeda qualcosa, di chi aspetta un gesto speciale, quella di chi aspetta e basta.

Radio Selvaggia Libera oggi, proprio come 5 anni fa.
Cambiano le situazioni, le persone, ma la storia è sempre le stessa.
RSL attende e ascolta una bella canzone, la nostra.

Su RSL passano i Neutral Milk Hotel, quelli che mi hanno tenuto compagnia durante diversi anni di solitudine.

http://www.youtube.com/watch?v=lcgyKo7vbm4&feature=related

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