Vorrei che tutte le cose avessero risposte uniche, un po’ ever green, come quando andavamo alle elementari.
Per esempio in geografia, nel dubbio, la risposta sulle colture regionali era barbabietola da zucchero.
E quanto abbiamo fatto i fighi con lo stile dorico, ionico e corinzio. Ancora oggi mi spaccio alla grande le foglie di acanto quando a cena con gli amici mi gioco la carta capitelli.
La storia si risolveva sempre con vassalli, valvassini e valvassori, per poi scoprire decenni dopo che non esistevano nemmeno, ma va beh, e nell’analisi grammaticale era quasi tutto un nome comune di cosa.
Vorrei che per un attimo tutto tornasse così, semplice, che tutto avesse una sola risposta. Anche sbagliata. Anche inventata.
Fino allo scorso anno ero poco più di una teen ager in piena adolescenza (non per l’anagrafe, ovviamente) e oggi invece mi accorgo di accusare il lunedì. Ma anche il mercoledì e il giovedì.
Comunque, a settembre ho sempre la sensazione di dover tornare a scuola.
Gli ultimi giorni di agosto mi sale quell’ansietta che viene a chi non ha finito i compiti delle vacanze, quella consapevolezza di aver lasciato nel vecchio anno (accademico), qualcosa da recuperare, qualcosa di rimandato.