Archivio | luglio, 2022

Bambini in ritardo sul binario 9.

28 Lug

No, non è un post su quanto sia indelicato chiedere a una donna perché alla veneranda età di quarant’anni non abbia ancora figli. C’è chi la domanda non la può tollerare, chi non sa come uscirne e c’è a chi non frega nulla. Io personalmente non sono una che si fa grandi problemi a rispondere “fatti i cazzi tuoi”, indipendentemente da chi faccia la domanda.

Però ci sono delle mattine in cui mi sveglio più educata del solito e alla domanda “hai figli?” rispondo semplicemente “no”. E qui comincia il divertimento, perché l’interlocutore vorrebbe tanto sapere perché le tue ovaie non hanno ancora fatto il loro dovere…. ma non potendolo chiedere in maniera diretta, quasi sempre, usa una frase che mi ha quasi sempre fatto troppo ridere. (Ho detto quasi, quindi calmi eh)

R.C.: “E tu, hai figli?”

Selvaggia: “No!”

R.C.: “Ah, non sono ancora arrivati?”

E io, qui, volo. Ma arrivati da dove? (poi uno dice che non devi bestemmiare…)

Forse me li porterà Amazon tra un integratore alimentare e un oggetto inutile per allenare l’interno coscia?!?

Forse, se controllo bene, ho il numero di tracking stampato in fronte e non me ne sono mai accorta.

Mi ha sempre fatto sorridere questa espressione, anche quando ero giovane e non veniva rivolta a me. Immagino questi poveri bambini in viaggio da una vita, che camminano lenti, in un vento giallo, fetido, post apocalittico, tipo sigla di Ken il guerriero. Ecco perché poi, una volta arrivati sono una rottura per circa una ventina di anni: sono nervosi. Fattela tu una traversata così.

Sì, sarà sicuramente questo il motivo. Non a caso si dice che “l’arrivo di un bambino è sempre una gioia”. Una gioia per lui, che non ne poteva più di stare in marcia.

Che poi non fraintendete, a me i bambini piacciono. Non ho nulla contro di loro.

Il mio problema sono gli adulti impiccioni, che devono per forza farti sapere quanto poi te ne pentirai, senza nemmeno sapere il motivo del perché anche questa settimana il corriere si è dimenticato di recapitarti un pupo.

Ora non cominciate a dire che è perché i corrieri sono pessimi, dicono che sono passati e poi non è vero, ti lanciano le cose in giardino o abbandonano i pacchi nell’androne… chiunque può dimenticarsi.

P.s.

R.C. stava per rompi coglioni.

Consapevolezza del venerdì mattina.

22 Lug

Ho appena realizzato che sono in terapia perché quelli intorno a me non vogliono andare in terapia.

Nella foto, io che prendo consapevolezza. E che completo la mia trasformazione in Arale.

Il peso dei capelli morti.

15 Lug

Riflessioni tricologiche di un certo spessore. E una certa lunghezza.

Non so se sia una sensazione provata da tutti, o se sia una cosa solo mia, ma avete mai fatto caso a come cambia il peso di un capello ancora attraversato dalla vita, dal brio e dall’energia, rispetto a un capello staccato dal corpo, rinsecchito, stanco e terminato?

Lo stesso, lo stesso identico capello, cambia il suo peso specifico dopo la morte e diventa una presenza ingombrante impossibile da ignorare. Sentire la propria chioma sulla schiena è rassicurante, avvolgente e fa sentire belli, ma avvertire anche solo un singolo capello morto, anche di pochi centimetri, magari in un punto della pelle dove non è semplice arrivare, è inquietante come fosse la mano di un estraneo.

Ma perché?

Come mai riusciamo a percepire la differenza tra il prima e il dopo, anche senza vederlo, e come mai sentiamo questo bisogno di disfarcene il prima possibile?

In questo periodo estivo, di spalle scoperte e schiena nude, li avverto particolarmente in tutta la loro ostilità, anche quando sono molto sottili. Non li posso tollerare, devo lasciarli cadere, ripulirmi.

Come quando mi sento in una situazione di profondo disagio, o costretta ad avere a che fare con persone la cui presenza è un macigno posizionato sulla gola.

Voglio solo smettere di provare quella sensazione.

A tutti i costi.

Autoritratto con asta telescopica per ragnatele.
Qui potete vedere alcuni miei capelli negli ultimi istanti della loro vita.
©STORIE SELVATICHE

C'ERA UNA VOLTA, UNA STORIA SELVATICA...

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