Oggi è la giornata mondiale di sensibilizzazione allo stupro, ma io preferisco vederla come la giornata che invita le vittime di abusi a “rompere il silenzio”.
Sono cresciuta negli anni ’90, in una società che legittimava QUALSIASI tipo di violenza al motto di:
Sei tu che te la sei cercata.
Cosa? Tutto!
Per farvi capire quanto fosse legittimata la violenza vi dico solo che il bullismo era talmente normale che, nei casi più gravi, i primi bulli erano proprio i maestri o i professori. E che non solo subivi le loro vessazioni, anche fisiche molte volte, ma che ti vergognavi pure a dirlo ai tuoi genitori perché ti sentivi profondamente stupido.
Oddio, è colpa mia che non riesco a imparare la tabellina del 7.
Era talmente legittimata, che sfottere una ragazzina nell’età dello sviluppo per la sua fisicità era una semplice burla: goliardia. Avere 15 anni e le mie sopracciglia, nell’ultimo decennio del XX° secolo, ovvero all’epoca dell’ala di gabbiano, non è stata una passeggiata.
Peo (Pericoli) – Beppe (Bergomi) – Elio (E le storie stese)
I ragazzi della mia zona mi hanno chiamata così per 10 ANNI. E pure, anche in quel caso, ero io quella che provava vergogna. NON LORO.
La colpa è mia che sono nata con questo abomino sugli occhi.
E così a cascata, anche quando la mia faccia ha smesso di essere un problema, con l’avvento delle icone sexy dagli occhi pelosi (TIE’), e ha passato la palla ad altre amenità.
Un consiglio, se delle mode, dei vestiti e delle tendenze, non riuscite a intravedere la vastità del ca’ che ve ne frega, non andate a lavorare nelle agenzie pubblicitarie: sarete più esclusi dei Jalisse da San Remo. (non è violenza, ma ti fa stare abbastanza di merda)
Invece, entrando nell’ambito delle vere violenze sul lavoro, se ci scappa del mobbing sappiate che ” in Italia non esiste” e che “comunque non potresti provarlo”: che fa sempre molto ridere perché spesso queste frasi sono dette dalle persone testimoni che invece potrebbero provarlo, e come. In ogni caso, ti darai sempre la solita spiegazione:
“Forse sono io la disadatta, l’insolente… forse, me lo sono meritato”.
Ma perché vi racconto questo, che col sesso non ha molto a che fare? Perché se ci abituiamo a giustificare o farci carico delle “piccole” (si fa per dire) violenze, risponderemo nello stesso modo anche alle grandi:
“ME LO SONO MERITATO”.
Chi compie violenza desidera questo: il silenzio che ti fa vacillare, che ti instilla il dubbio di colpevolezza, di essere sbagliata/o. Il silenzio è quello che non ti fa denunciare il branco, il marito violento, il compagno di scuola che abusa dei più deboli e delle minoranze, o chi cerca di schiacciare la tua autostima con abusi di potere.
Quindi per favore, proviamo a uscire da ‘sti maledetti anni ’90 e proviamo a rispondere diversamente alla violenza.
#COLCAVOLOCHEMELOMERITO
Ora, provate a montare queste sopracciglia sul viso di una adolescente. Negli anni ’90.